VITAMINA D E METODO COIMBRA

AUTORE: DR.SSA MARIA SABINA BITTI
La dottoressa Bitti racconta del viaggio in Brasile fatto l’aprile scorso insieme alla dottoressa Vittoria Sanna dove ha conosciuto il neurologo Brasiliano Cicero Galli Coimbra, medico che da diversi anni utilizza la vitamina D ad alte dosi per scopi curativi per combattere malattie autoimmuni come la sclerosi multipla.
Il dottor Coimbra ha iniziato dal 2001 ad approfondire gli studi sugli effetti della vitamina D nelle malattie neurodegenerative e autoimmuni , i risultati ottenuti hanno evidenziato che la vitamina D è il più potente immunomodulatore esistente in natura, capace di inibire selettivamente l’effetto autoimmunitario e promuovere l’ immunità quella buona, soprattutto per attivare le difese da virus e batteri pericolosi per la nostra salute, inoltre ha un effetto neurorigenerativo.
La vitamina D si forma a livello cutaneo grazie all’esposizione al sole, a seguito di due processi di idrossilazione che portano alla formazione della molecola attiva chiamata calcitriolo, nella forma utilizzata nel nostro organismo, SOLO IN MINIMA PARTE( CIRCA IL 10%) PUO’ DERIVARE DAGLI ALIMENTI COME PESCI GRASSI, UOVA, FUNGHI, LATTICINI (soprattutto burro e formaggi grassi), olio di fegato di merluzzo, etc MA SAREBBERO NECESSARI 100 BICCHIERI DI LATTE O 10 PORZIONI DI PESCE PER OTTENERE LA DOSE FISIOLOGICA DI 10.000 UI.
La vitamina D, considerato un pro-ormone, si lega ai recettori cellulari regolando più di 4500 funzioni genetiche.
Al contrario di quanto si possa pensare, in Italia e in particolar modo da noi in Sardegna, l’80% della popolazione risulta carente di vitamina D. Tale carenza in massima parte è dovuta alla scarsa esposizione solare delle persone, basterebbe che un soggetto giovane di carnagione chiara si esponesse per 20 minuti al sole con braccia e gambe scoperte per produrre 10.000 unità.
Purtroppo tale esposizione si riduce ai soli mesi estivi e spesso le creme solari ne inibiscono l’assorbimento; i raggi UVB venendo filtrati non riescono a raggiungere la superficie della pelle per convertire un derivato del colesterolo in vitamina D3 (colecalciferolo).
In alcuni casi, la carenza dipende oltre che dalla scarsa esposizione solare, a fattori ereditari, alterazioni di natura enzimatica, proteica, che intervengono negativamente a livello dei recettori cellulari. In questi casi più che di carenza si dovrebbe parlare di “RESISTENZA” AGLI EFFETTI BIOLOGICI DELLA VITAMINA, che in realtà essendo un vero e proprio ormone che appartiene alla famiglia degli ormoni steroidei (come gli ormoni del surrene e gli ormoni sessuali), per agire deve essere attivato attraverso due reazioni di idrossilazione, trasportato da una proteina verso i siti recettoriali e qui, dopo essersi legato al recettore, svolgere la sua azione. Per motivi genetici è possibile avere un intoppo in uno qualsiasi di questi passaggi, e in questo caso si parlerà di resistenza alla vitamina D.
Da studi approfonditi è emerso che la concomitante carenza anche di vitamina B2 meglio nota come riboflavina, necessaria per l’attivazione della vitamina D, aumenta notevolmente il rischio di sviluppo di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla. Nella popolazione mondiale il difetto di assorbimento della vitamina B2 è presente nel 10/15% dei casi, queste percentuali aumentano fino al 60% dei casi nella popolazione sarda e in chi è affetto da malattia autoimmune.
Esiste inoltre una correlazione tra vitamina D e latitudine terrestre, perché man mano che ci si allontana dall’Equatore si riduce anche la quota di radiazione solare.
Eccezioni positive sono rappresentate dalle coste Norvegia dove si mangiano molti pesci grassi ricchi di vitamina D e nelle Alpi svizzere dove al di sopra del livello delle nuvole, la popolazione è più facilmente esposta alla radiazione solare.
Un esempio negativo purtroppo è rappresentato proprio dalla Sardegna dove si registra la più alta incidenza di malattie autoimmuni e in particolare di malati di sclerosi multipla.
Le cause sono ascrivibili a fattori genetici in grado di alterare i normali meccanismi di attivazione della vitamina D e sono responsabili del malassorbimento della vitamina B2. LE RAGIONI DI QUESTO TRISTE PRIMATO SONO STATE CORRELATE ALLA PRESENZA DELLA MALARIA ENDEMICA PER DIVERSI SECOLI(DAL 300 a.C) CHE OVUNQUE SI ASSOCIA A UN INCREMENTO DI CASI DI MALATTIA AUTOIMMUNE. IN SARDEGNA, DOVE C’E’ STATA UNA DELLE Più ALTE INCIDENZE DI MORTALITA’ PER MALARIA, SI SAREBBERO SELEZIONATI DEI GENI DIFETTOSI PER LA SINTESI DELLA VITAMINA D E PER L’ASSORBIMENTO DELLA B2.
Il metodo Coimbra si sviluppa su studi e protocolli medici che dimostrano scientificamente che pazienti trattati con dosaggi di vitamina D, riescono a prevenire, rallentare e in molti casi guarire da moltissime malattie.
Il dottor Coimbra è partito col somministrare 10.000 unità giornaliere a pazienti affetti da sclerosi multipla e malattie neurodegenerative, come il Parkinson, notando che a tale dose la maggior parte dei pazienti trattati, mostrava evidenti miglioramenti delle condizioni generali di salute.
Rilevando vari gradi di resistenza all’assorbimento della vitamina D, ha successivamente personalizzato la cura aumentando progressivamente la dose somministrata, fino a raggiungere la quota ottimale per ciascun paziente. Per poter valutare il grado di resistenza il dott.Coimbra utilizza il valore del paratormone che in equilibrio dinamico con la vitamina D tende a scendere man mano che la vitamina D aumenta, pertanto si può ipotizzare di aver raggiunto un dosaggio di vitamina D ottimale quando il valore del paratormone scende al minimo del range.
Il Dott Coimbra si accorse che mantenendo il dosaggio ottimale per ciascun paziente, otteneva una risposta positiva nel 95% dei casi. Il 5% di pazienti non rispondeva alla terapia a causa della componente emotiva dovuta allo stress e alle emozioni negative provocate dalla malattia.
Va ricordato che la vitamina D favorisce l’assorbimento a livello intestinale del calcio, quindi un eccessivo dosaggio può comportare la comparsa di calcoli renali o situazioni più gravi come nefrocalcinosi.
Per questo motivo, nei pazienti che seguono il protocollo Coimbra è infatti consigliato eliminare dalla dieta tutti i latticini, perché ricchi di calcio e bere circa due litri e mezzo di acqua al giorno. Un attività fisica come una camminata giornaliera di 30 minuti, migliora il fissaggio del calcio nelle ossa.
La vitamina D oltre ad essere utilizzata per numerose patologie autoimmuni, come il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, l’artrite reumatoide, la vitiligine, la psoriasi, la tiroidite autoimmune, il Lupus ecc.può essere impiegata nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 e 2, depressione, ipertensione, schizofrenia, ed è consigliato il suo utilizzo anche in gravidanza per prevenire la poliabortività nel primo trimestre di gestazione e ridurre lo sviluppo nel feto di malattie come l’autismo.
La letteratura scientifica afferma che la vitamina D è essenziale anche per prevenire più di 17 forme di neoplasie in particolare il tumore del seno, della prostata, del colon retto, della vescica, dell’esofago, i linfomi di Hodgkin, etc.
La funzione immunoregolatrice della vitamina D permette di distruggere le cellule neoplastiche che quotidianamente il nostro organismo produce, inoltre agisce accelerando i processi riparativi nei tessuti, regolando l’apoptosi (cioè il suicidio programmato di cellule non idonee), stimolando la differenziazione cellulare e inibendo l’angiogenesi (cioè la produzione di nuovi vasi che alimenterebbero il tumore).
I parametri di laboratorio ufficiali stabiliscono che i valori normali di vitamina D nel sangue siano tra i 30 e 100 ng/ml, se i valori sono compresi tra 20-30 ng/mg si è carenti, sotto i 20 ng/ml si è gravemente carenti. In realtà un valore ottimale di vitamina D dovrebbe essere compreso tra i 60-90 ng/ml.
Per sapere i propri valori di vitamina D nel sangue è sufficiente farsi prescrivere dal medico curante l’esame specifico.
Per quanto riguarda la prevenzione l’ideale sarebbe che ogni medico di base facesse il dosaggio della vitamina D e del paratormone. Se si è carenti o gravemente carenti, il mio consiglio è sempre quello di rivolgersi ad un professionista preparato in materia, perché nonostante una recente presa di coscienza da parte dei medici, la dose giornaliera raccomandata (RDA) è decisamente sottostimata di almeno 10 unità di grandezza (come affermato dai ricercatori dell’University of California, S.Diego e Creighton University). Inoltre il medico che segue il paziente, sarà in grado di valutare il grado personale di assorbimento di vitamina D e predisporre il giusto piano di cura.
In condizioni normali ogni giorno una persona può tranquillamente assorbire 10.000 unità di vitamina D , tale dose può considerarsi fisiologica e non tossica, in quanto come precedentemente descritto, un persona esposta per 20 minuti al sole con braccia e gambe scoperte è in grado di produrla da solo.
Per maggiori informazioni di seguito i miei contatti :
Dott.ssa Maria Sabina Bitti
Via Don Minzoni 30 – Sassari
tel.347/6225683
2 Comments
Articolo molto interessante su un tema che meriterebbe maggiore attenzione, visti i numeri sopra citati. Un ringraziamento alla dott.ssa Bitti per il lavoro svolto e per averne parlato a titolo informativo.
Buongiorno Dottoressa,
articolo molto interessante! in realtà si parla sempre di carenze e mai di eccessi per quanto riguarda la vit. d; mia mamma 80 anni senza patologie e/o disturbi, solo lieve ipertensione, risulta avere un valore di vit d3 pari a 143 ng/ml quindi in eccesso; cosa dovrebbe fare per riportarla alla normalità oltre all’alimentazione? ha senso utilizzare la vit. k2 per favorire il corretto deposito del calcio?
La ringrazio in anticipo per il parere che vorrà fornirmi.
Cordialità